Caos mentale e disordine esteriore

Sono tornata in Italia per 11 giorni, per provare alla mia famiglia che sono ancora viva e che la persona che vedono ogni tanto su skype non è una mia sosia che mi ha ammazzata per prendere il mio posto (non sono sicura che se ne accorgerebbero in realtà).

Tutto molto bello. Famiglia, mare, amici, sole, pizza (vera). Poi l’1 giugno ho preso un volo per ritornare in terra polacca. “Non appena rientrata (se non lo stesso giorno almeno il giorno dopo) hai disfatto la valigia” direte voi.

No.

“Beh, dai, saranno passati 3-4 giorni”.

No.

“Una settimana?”

No.

La mia valigia è ancora lì che alberga, piena, sul pavimento, vicino l’armadio. Così quando ho bisogno di prendere dei vestiti è tutto in zona. La cosa interessante è che i vestiti presi dalla valigia, una volta usati e lavati, li ho riposti nuovamente lì. (C’è qualche psicologo in sala che sa dirmi di quale patologia soffro?).

I primi due giorni mi son giocata la carta della “stanchezza da viaggio”. Che ci crediate o no ho fatto un viaggio degno delle traversate oceaniche in nave del secolo scorso.

Per arrivare nel paesino inculato della Polonia in cui vivo ho dovuto prendere, nell’ordine: un treno, un aereo, autobus e metro a Varsavia per raggiungere il luogo di partenza del Polski bus, Polski bus, treno e treno. 21 ore in totale.

Ma poi i giorni son passati e la mia stanza ha raggiunto interessanti livelli di caos.

Una cosa che ho notato è che l’ambiente che mi circonda (parliamo della mia stanza, perché è il luogo in cui passo più tempo e che posso considerare esclusivamente mio) riflette ciò che in un determinato periodo sta passando per la mia testa.

Nei periodi di maggiore attività e stabilità emotiva (più lavoro, più cose da fare, più equilibrio interiore) non riesco a tollerare neanche una briciolina fuori posto. Rifaccio il letto tutte le mattine prima di andare al lavoro, la sera ripiego per bene i vestiti e li smisto (armadio/cesta dei panni sporchi), la scrivania è sempre in ordine.

Poi ad un certo punto scatta qualcosa. Un paio di calzini lasciati sul pavimento, una maglietta su una sedia, oggetti che si accumulano qua e là. La mia mente è ricaduta nella spirale della pigrizia. Non mi importa più di riordinare, non bado più al disordine. Passo più tempo a letto, più tempo al computer, mangio e socializzo meno. Fin quando non raggiungo il punto critico e ricomincia il ciclo.

Per fortuna il punto critico questa volta si presenterà questo martedì sotto forma di monaco tibetano, che dovrò ospitare in casa per qualche giorno. E visto che non vorrei mai essere la causa della distruzione della sua pace interiore, finalmente darò un aspetto dignitoso alla mia stanza e toglierò di mezzo quella c***o di valigia.

 

PS. Ricordate sempre, disordine ma mai sporcizia, quella sì che fa schifo.

Caos mentale e disordine esterioreultima modifica: 2016-06-12T10:58:29+02:00da melinapatata
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