Me ne sono andata!

Questa notizia, miei numerosi lettori (?), vi coglierà di sprovvista e, voglio sperare, vi getterà nel più totale sconforto poiché da quasi una settimana non condivido più con voi più lo stesso territorio nazionale.

Ebbene sì! In un impeto di coraggio ho preparato la valigia ed ho deciso di esportare la procrastinazione nella lontana e fredda terra polacca.

C’è chi esporta l’olio di oliva, chi le mafie organizzate, chi la democrazia da quattro soldi. Io ho deciso di procurare a questa povera gente perbene (questo aggettivo fa tanto Salvini, me ne rendo conto) la cosa in cui sono più brava in assoluto, qualcosa con cui uno generalmente ci nasce, mica quisquilie: l’arte di rimandare l’irrimandabile!

A parte il tentativo fallito di creare della comicità (questa non è una delle mie migliori qualità), mi sono trasferita qui, in un piccolo paesino nelle vicinanze di Danzica dal nome impronunciabile (ma io lo so pronunciare perché ho anche studiato il polacco nella mia vita, sono una donna dalle mille qualità nascoste, modestamente) (Kwidzyn se vi interessa) per uno SVE di un anno. Googlatelo se volete sapere cos’è, non ho voglia di spiegarlo.

Ovviamente tutto questo ha avuto dei risvolti comici che solo io sarei stata in grado di creare!

Diciamo che ho inviato la mia candidatura intorno al 20 settembre, il giorno della scadenza del bando (ma, almeno in questo caso, non è stata colpa mia, l’avevo letto solo il giorno prima). Diciamo anche che due giorni dopo ho già avuto la conferma di essere stata presa. Ho subito sostenuto un colloquio telefonico con l’associazione ospitante ed abbiamo stabilito che sarei partita nella prima metà di novembre. Così ho fatto il biglietto aereo (perché quando si tratta di risparmiare dei soldi non c’è procrastinazione che tenga) e, in preda alle ansie, ho deciso di dimenticarmene per un po’.

Il procrastinatore medio ha una visione distorta del tempo. Per lui una settimana equivale al tempo impiegato dai Romani per costruire il Colosseo (ho appena controllato su wikipedia, pare sia stato edificato in appena 8 anni! Hai capito i Romani! Vabbé, non c’ho voglia di trovare un esempio più calzante di questo).

Immaginate quindi me, con più di un mese a disposizione per supportare eventuali ripensamenti, per parlarne con le persone a me vicine, per organizzare il lungo viaggio.

Ecco, avete capito bene, ho fatto tutto questo nell’ultima settimana prima della partenza.

Quelle povere anime ingenue dei miei genitori pensano ancora che si sia trattato di una comunicazione improvvisa dell’ultimo momento (e nessuno dirà mai loro la verità).

Chissà perché temevo così tanto la loro reazione a 2* (censored) anni suonati? Ed invece sgancio la bomba a tavola (sì, a 2* anni vivo ancora con i miei, come ogni italiano che si rispetti) durante il pranzo di un martedì pomeriggio (appunto una settimana prima della partenza), conversazione di 5 minuti sui contenuti del progetto (che, ovviamente, non hanno ancora capito e probabilmente non capiranno mai) ed accettazione istantanea della notizia.

Devo dire che c’è stato un timido tentativo di insubordinazione da parte mio padre che ha provato a tirare fuori il solito discorso del c’haiquasi**annièorachetitroviunlavoroserioelasmettidipensareasteca**ate, ma è stato prontamente liquidato dal discorso qualunquista del siamoun’altragenerazionec’abbiamobisognodifareesperienzaall’esteroecomunquenonfaremomaideifiglinécisposeremo.

Però sto crescendo eh. Martedì avevo il volo e domenica sera avevo già preparato la valigia.

 

 

Me ne sono andata!ultima modifica: 2015-11-16T23:00:23+01:00da melinapatata
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